A un centimetro dalla gloria

L’Olympiastadion di Berlino, fu costruito in occasione delle Olimpiadi del 1936 e inaugurato all’inizio dei giochi da Adolf Hitler. Doveva rappresentare il potere della Germania nazista davanti al mondo e fungere da propaganda al regime totalitario, basti pensare che in quel periodo veniva aperto anche il Campo di concentramento di Berlino – Sachsenhausen.
Lo stadio progettato dall’architetto locale Werner March – che ospitava inizialmente 100.000 persone – ha un curioso aneddoto che riguarda un atleta italiano. Per l’esattezza, Arturo Maffei che partecipò proprio all’olimpiade sotto la svastica. Il saltatore in lungo toscano, viareggino conterraneo di Marcello Lippi che 70 anni dopo trionfò con l’Italia di calcio proprio in quello stadio, perse il bronzo olimpico per un centimetro.
Maffei infatti, pur stabilendo il record italiano con 7,73 metri (durato poi fino al 1968), si piazzò al 4° posto dietro il giapponese Naoto Tajima che lo superò saltando 7,74 metri.
Una grande amarezza per Maffei che sarebbe potuto essere sul podio al fianco dello statunitense James Cleveland Owens – che si aggiudicò la gara con un salto di 8,06 metri – e dell’idolo locale, il tedesco Carl Ludwig Long che si piazzò secondo. Finale che rimarrà negli annali sportivi anche grazie all’indimenticabile foto scattata a fine gara ai due atleti finalisti.
“A un centimetro dalla gloria” di Francesco Bertolucci – storico e giornalista e autore del libro Gli italiani a Sachsenhausen.
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