Sei pietre d’inciampo per chiudere un cerchio
L’installazione delle Pietre d’inciampo (Stolperstein) di sei membri della famiglia Wildstein, due dei quali uccisi durante il nazismo, ha riunito a Berlino l’unico superstite della famiglia ancora vivo e ventidue discendenti provenienti da Israele e Argentina.
“Credo che oggi i miei nonni riposino in pace”, ha detto l’argentino Mauricio Szprynger dopo una commovente cerimonia al numero 10 della strada Kleine Auguststraße, nel centrale quartiere berlinese di Mitte. Nipote di David e Marja Miriam Wildstein, assassinati dal regime nazista, e di Isi Itzchak Wildstein, l’unico sopravvissuto ancora vivo della famiglia.
Il fatto che i nonni, lo zio Isi, l’altro zio Samuel Sami Wildstein, la zia Rosa Shoshana Wildstein e la madre Sara Wildstein hanno ora un sanpietrino d’oro – una Pietra d’inciampo o “Stolperstein“, come viene chiamato in tedesco – è dovuto a un incontro casuale avvenuto poco più di tre anni fa a Berlino.
Visitando la capitale tedesca nel maggio 2014, Szprynger e sua moglie hanno partecipato ad una visita guidata e hanno conosciuto Blas Urioste, guida e direttore della cooperativa di guide turistiche Vive Berlin Tours.
Szprynger gli disse durante una delle visite guidate che suo nonno, di cui conosceva solo il nome e alcuni dati molto parziali della vita, era morto il 9 novembre 1938, durante la Notte dei Cristalli. La famiglia era a conoscenza solamente del fatto che fosse stato ucciso durante il rogo che aveva coinvolto la sinagoga posta nelle Kleine Auguststraße nella quale risiedeva con tutta la famiglia.
Con i pochi dati disponibili, la guida ha cercato negli archivi storici e ha scoperto che il nonno di Szprynger non era morto nel 1938, come la famiglia supponeva. Blas ha proposto di avviare un’indagine storica sollevando la possibilità di onorare la memoria dei parenti uccisi con l’installazione delle Pietre d’inciampo nella strada dove risiedevano e da cui erano stati espulsi dai nazisti.
Urioste è riuscito a ricostruire che il nonno di Szprynger venne deportato nel 1939 nel Campo di concentramento di Berlino Sachsenhausen, da lì a Dachau e poi a Buchenwald, dove fu ucciso nel 1941.
Il destino della nonna di Szprynger è tutt’oggi sconosciuto, anche se Urioste ritiene che sia stata probabilmente deportata nei ghetti che i nazisti aprirono nell’oriente europeo.
Per quanto riguarda i 4 sopravvissuti della famiglia sappiamo che le due ragazze arrivarono nel Regno Unito con un trasporto di bambini e furono accolte da una famiglia di Liverpool, Samuel Wildstein rimase in Danimarca, dove stava partecipando a un intercambio durante gli studi mentre Isi Wildstein fuggì in Palestina.
Mauricio Szprynger: “le Stolpersteine rappresentano in qualche modo la tomba che i miei nonni non hanno”.
Dopo l’incontro con Blas Urioste, “non c’era una sola notte in cui potevo dormire tranquillamente, mi svegliavo e pensavo che i miei nonni avevano il diritto, non avendo una tomba, di avere un posto dove poter pregare per loro e ricordarli”, ha spiegato Szprynger. “Non so se tornerò in questo luogo, forse torneranno i miei figli o i miei nipoti, verranno qua per pregare il ‘kaddish‘, la preghiera per i morti”, ha detto nel luogo dove sono state poste le Stolpersteine, che rappresentano in qualche modo, ha aggiunto, la tomba che i nonni non avevano.
L’intima cerimonia al numero 10 della via Kleine Auguststraße, dove fino alla Notte dei Cristalli si trovava la sinagoga, è iniziata con la posa dei sei sampietrini dorati dell’artista Gunter Demnig, promotore del Progetto Stolpersteine. Un’idea nata nel tentativo di rendere un ultimo omaggio alle vittime del nazismo all’ingresso delle case in cui vivevano e da cui sono stati deportati, gesto altamente simbolico e fondamentale per l’attuale memoria storica.
Isi Wildstein, che ha appena compiuto 90 anni, ha descritto l’intima cerimonia della posa delle Pietre d’inciampo come “un anello in più in una lunghissima catena di eventi” e l’ha considerata un evento con un “aspetto tragico”, ma anche come “la luce alla fine del tunnel”.
Berlino è “una città con una storia molto difficile da digerire“, ha detto Blas Urioste. “Siamo riusciti a cambiare leggermente questa città cambiando questa strada e abbiamo reso possibile che i vicini di casa, quando passano da qua, pensino ai fatti accaduti, una forma non solo per commemorare coloro che sono stati assassinati ma anche coloro che sono riusciti a fuggire dalla Germania nazista e che sono sopravvissuti. Questo è un piccolo miracolo”, ha detto Urioste.
L’iniziativa di recupero della memoria dei Wildstein ha anche permesso di ristabilire i legami familiari e di riunire i loro membri, sparsi in diversi paesi dopo la fuga dal regime nazista.
Cosa sono le Pietre d’inciampo (Stolperstein)?
Le Pietre d’inciampo, in tedesco Stolperstein, sono sanpietrini 10 x 10 cm, gettati in calcestruzzo, con una superficie in ottone e sono montati a filo dei marciapiedi pubblici in modo che nessuno possa inciamparci materialmente. Eppure, sono chiamati “Pietre d’inciampo”, perché chi li vede camminando dovrebbe inciampare nella storia e nelle memoria, fermarsi un attimo e leggere l’incisione riportata sulla superficie. Sotto il titolo “Hier wohte..“, “Qui viveva..” viene riportato il nome, la data di nascita e la data di deportazione oltre alla data e al luogo dove, la persona vittima del nazismo, è stata assassinata.
Le Stolperstein sono un segno indelebile nella memoria togliendo le vittime dall’anonimato, nel luogo dove hanno vissuto e da dove sono state deportate dal regime nazista.
Le vittime del nazismo corrono il rischio di essere identificate con dei numeri che, per la loro tremenda enormità, sfuggono alla reale comprensione. Parlare di circa sei milioni di ebrei assassinati equivarrebbe, ad esempio, ad una persona assassinata ogni minuto durante i 12 anni di dittatura nazista. Porre i loro nomi di fronte alla casa in cui risiedevano serve a togliere un numero dall’anonimato sottraendolo alla massa impersonale delle atrocità naziste.
Un pezzo di storia viene riportato nella nostra vita quotidiana direttamente davanti alla casa della vittima.
L’idea di porre questi piccoli “ostacoli” è dell’artista di Colonia Gunter Demnig. Dal novembre 2000 ne ha posati oltre 12.000 fra la Germania e gli altri paesi europei da dove sono partiti i treni della morte.
Per approfondire la storia degli ebrei a Berlino durante il Terzo Reich proponiamo:
Visita guidata al campo di concentramento di Sachsenhausen
Tour di Berlino durante il nazismo
Da oggi puoi acquistare anche il libro GLI ITALIANI A SACHSENHAUSEN, la storia della deportazione italiana nel campo di concentramento di Berlino, ex capitale del Terzo Reich.
Le visite guidate di Vive Berlin Tours in italiano madrelingua non si limitano semplicemente a raccontare il perché sia stato costruito il Muro di Berlino o a parlare meramente della data di costruzione della Porta di Brandeburgo ma ti raccontano anche storie come questa, storie essenziali di Berlino che sono quelle che davvero ti aiutano a conoscere e capire la città!
Per scoprire di più sulla storia e la cultura berlinese segui il tour in italiano: